Mai ci fu pietà: La banda della Magliana dal 1977 a Mafia Capitale

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Una vicenda criminale che non smette di porre interrogativi inquietanti e le cui propaggini arrivano fino ad oggi, come svelato dall’inchiesta Mafia Capitale sulla nuova cupola capeggiata da Massimo Carminati. È la storia della banda della Magliana, un gruppo nato alla fine degli anni Settanta e composto ai suoi primordi da malavitosi di borgata, figli maledetti del popolo e della miseria ma scaltri abbastanza per mettersi al servizio di poteri occulti, della mafia e delle frange eversive che miravano a destabilizzare il Paese. Scritto con il ritmo narrativo del romanzo e con una rigorosa aderenza ai fatti, questo libro di Angela Camuso ripercorre le tappe di un sodalizio che ancora ai nostri giorni occupa un posto di rilievo nell’olimpo della malavita imprenditoriale. L’autrice, che ha attinto per il suo lavoro a centinaia di documenti giudiziari, compresi quelli di Mafia Capitale, fa parlare i protagonisti senza omettere nomi, luoghi e circostanze in una sequenza agghiacciante di delitti e misteri: dall’omicidio del giornalista Mino Pecorelli al sequestro Moro, al rapimento di Emanuela Orlandi alla misteriosa morte, nel 2012, di Angelo Angelotti, il bandito che tradì Renatino De Pedis. Una storia che dura da quarant’anni grazie a una rete di insospettabili complici: prelati, magistrati, esponenti di forze dell’ordine e politici. Nonostante una catena di clamorosi «pentimenti» e faide sanguinose, quelli della Magliana non sono mai usciti di scena ma hanno compiuto una rapida scalata sociale, come dimostra la presa del Campidoglio da parte del nuovo Re di Roma, er Pirata Carminati, ex militante dei Nar e già membro della vecchia banda.
 
Questo libro è già stato rivisto e aggiornato alla luce degli eventi criminosi più recenti, ma qualcosa mi dice che la scrittrice avrà modo di proporre ulteriori edizioni rivedute e ampliate.
Stile scarno e corretto, quasi da magistratura più che da cronaca, essenziale e per questo ancora più agghiacciante, quando elenca in modo asettico nomi e situazioni con le quali scopriamo di aver avuto in qualche modo a che fare...e che continuano serenamente a circolare tra di noi come se nulla fosse successo. E si limita a parlare dei "massimi esponenti" della criminalità organizzata romana, se dovesse fare un elenco più dettagliato (peraltro auspicabile!) penso che pochissimi frammenti della storia dell'Urbe degli ultimi 45 anni si salverebbero...questo è il modo più corretto ed intelligente di fare denuncia sociale.

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